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IL PARCO DELLA SCULTURA
IV EDIZIONE - CASTELBUONO DI BEVAGNA - PERUGIA
L' orto e la capanna di Romano Bertuzzi opera del Parco della Scultura di Castelbuono Bevagna Perugia

A chi di noi non è successo di vedere un artista prendere una tela, posizionarla sul cavalletto, poi prendere un pennello e con i colori lavorare ad un quadro?
Pochi, troppo pochi, invece sanno come si fa una scultura o di quali processi elaborativi ha bisogno l’ artista per realizzarla. Innanzitutto, la scultura non è improvvisazione, ma è attraverso un vero e proprio tormento, una vibrazione continua con cui l’ artista convive e che giunge da innumerevoli sghizzi, studi, prove e bozzetti all’ opera. Perché il significato di un opera non è mai solo nella folgorazione di un attimo, ma è frutto di una continua ricerca e del desiderio di penetrare sempre più a fondo nella materia, di capirne la struttura e le possibili applicazioni o varianti; è uno sprofondare da parte dell’ artista nel silenzio della forma.
E così che, immerso nella complessità del processo creativo, lo scultore non è più solo con se stesso: egli è come un profeta che parla agli altri, un messaggero di ritorno da un viaggio nell’ idea-forma, che ci regalerà ciò che spesso a noi, abituati all’ arte dentro la cornice, non vediamo. Il Parco della Scultura di Castelbuono, nasce proprio dalla necessità di portare la gente a conoscere questa forma d’ arte. Sin dalla presentazione della bozza di progetto del Parco della Scultura di Castelbuono, ho sottolineato l’ esigenza di allestire mostre o conferenze sulla scultura, con gli artisti che avessero installato una loro opera nel Parco. Far conoscere il loro lavoro le diverse tecniche e i materiali impiegati, infatti crea le condizioni per permettere alla gente del territorio di Bevagna di comprendere la scultura in ogni suo aspetto e rende la popolazione partecipe dello sviluppo del Parco.
Il Parco della Scultura di Castelbuono non è (ne vuole diventare) solo un parco di sculture. Esso nasce da una lingua semplice, contadina, povera, la lingua e la cultura bevanate, dove non sopravvivono, ma vivono le tradizioni, le storie, i suoni, le voci e i buoni sentimenti. Per questo vi invito a visitare il Parco e scoprirete così che seguendo i vari percorsi, ci si può imbattere oltre che in opere scultoree, nei profumi del pane appena cotto; o in quello del fieno, lasciato nei contadini ad asciugare nei campi; o nel vocio dell’ operai che vendemmiano il nostro oro, il Sagrantino; o che raccolgono i nostri diamanti verdi, le olive. E se verso sera vi sarete attardati (dato che è facile perdere la cognizione del tempo in questi luoghi) davanti alla bellezza di paesaggi o tramonti, vi può pure capitare di imbattervi o in un gregge che ritorna all’ ovile; o di ascoltare le risa di una giovane coppia, che in motorino va a cercare un luogo di poesia nei nostri magici boschi.
Quello di oggi è uno dei momenti più belli e motivati di questi 40 mesi di vita del nostro Parco. E’ vero, siamo ancora una piccola creatura, ma se guardo dietro le mie spalle e penso a tutto quello che questa gente è stata capace di realizzare, sono colto dall’ emozione: e se guardo avanti verso il futuro mi rendo conto che non è possibile immaginare di affrontare gli impegni e le difficoltà che incontreremo senza il duro lavoro dei volontari e degli artisti, che non dobbiamo mai smettere di ringraziare e che dobbiamo tenere sempre nella giusta considerazione.
 
Paolo Massei

 
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